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Crescita e controllo del Retail tra Digital e Amazon: 3 Offerta Commerciale

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Copertina della news lettere retail oclock di marco rotella raffigura un uomo che acuista freschi al banco con una commessa

Il terzo strumento a nostra disposizione è l’offerta Commerciale: assortimento e private label nel retail.

A proposito dell’assortimento legato la struttura dell’offerta commerciale, l’analisi si può facilmente desumere dall’attività di category management di cui abbiamo appena parlato. Discorso a parte invece merita il private label.

Le private label o marche private, sono prodotti o servizi solitamente realizzati o forniti da società terze (fornitore di marca industriale o terzista vera e propria) e venduti con il marchio della società che vende/offre il prodotto/servizio (Distributore). Nel passato erano anche chiamati “white label” (etichette bianche) in quanto la marca offerta da Sainsbury’s (catena di supermercati inglese) era appunto un’etichetta bianca su cui era scritto il semplice nome del prodotto.

Questa tipologia di prodotti, non avendo la componente del costo di marketing tipico dell’industria di marca, permette al distributore di incassare margini più alti, rispetto agli analoghi prodotti di marca, e al consumatore di portare a casa un prodotto di qualità assimilabile a quella di marca a costi più contenuti. Molto spesso la fabbricazione dei prodotti è affidata a produttori di fiducia allo scopo di sviluppare le autonomie industriali locali e, inoltre, permettono di saltare l’anello del grossista, determinando prezzi concorrenziali di vendita.

La marca privata, se sfruttata correttamente, è una leva di marketing in più nelle mani dal Punto Vendita. Con essa si può rafforzare agli occhi del consumatore l’immagine dell’insegna, della sua convenienza e/o della sua qualità.” È chiaro che non tutti gli operatori commerciali sono in grado di organizzare e gestire una private label, ma è anche vero che spesso, l’attività si rivela molto più semplice di quanto si possa immaginare. Al di là di tutte quelle situazioni – e pensiamo in particolare a contesti food di produzioni più o meno artigianali, in cui esiste realmente una produzione propria – in cui la definizione di un marchio acquisisce agli occhi del consumatore un’importanza determinante, esistono infinite altre situazioni in cui accordi con piccoli produttori permettono di inserire all’interno del Punto Vendita dei prodotti con alta marginalità, alto indice di rotazione e forte percezione da parte del consumatore.

Esistono numerosissime case history che raccontano di come da piccole produzioni di questo tipo siano nati i giusti input per avviare veri e propri brand con diffusione in multi shop. Da questo punto di vista, l’offerta commerciale si arricchisce in modo assolutamente decisivo. È chiaro che l’assortimento, costituisce l’altro asset fondamentale legato alla struttura di prodotto e dell’offerta all’interno del Punto Vendita.

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